Eventi in Italia dal 1943 al 1944

Eventi in Italia dal 1943 al 1944 – Il 25 luglio del 1943, quando la guerra a fianco della Germania ormai volgeva al peggio, Vittorio Emanuele III, in accordo con parte dei gerarchi fascisti, revocò il mandato a Mussolini e lo fece arrestare, affidando il governo al maresciallo Pietro Badoglio. Il nuovo governo iniziò i contatti con gli Alleati per giungere ad un armistizio. All’annuncio dell’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943, l’Italia precipitò nel caos. L’esercito nel suo complesso, privo di ordini, si sbandò e venne rapidamente disarmato dalle truppe tedesche; Vittorio Emanuele III, la corte e il governo Badoglio fuggirono da Roma. Il governo Badoglio, pressoché in toto un “governo del Re”, ebbe la sostanziale funzione di traghettare l’Italia verso una resa, la meno svantaggiosa possibile, agli Alleati, e le modifiche costituzionali che operò (quantunque non difficili da prevedere) furono principalmente quelle pretese dai precedenti avversari. Iniziò dunque lo smantellamento delle strutture istituzionali del regime, ma senza fretta. Le istanze democratiche non furono infatti oggetto di immediata grande attenzione, oltre alle richieste, talvolta propagandistiche, degli Alleati. La guerra, del resto, non solo continuava, ma si era trasformata anche in guerra civile, con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana e la divisione della Penisola in due territori antagonisti, uno occupato dalle forze alleate, l’altro da quelle tedesche, con commistione logistica degli uomini armati dell’uno e dell’altro fronte. Nella drammatica contingenza, in realtà, la gestione civile fu segnata da una pesante impronta militare in entrambi i territori, ed in tutta la Penisola si riscontrò l’applicazione di metodi da stato di polizia, malgrado per l’ordine pubblico non si facesse altro, al Nord come al Sud, che sparare qua e là  qualche poco dibattimentale pallottola. Da un punto di vista giuridico, che però non rivestiva carattere di impellenza in contesti armati, va notato che entrambi i sistemi, in qualche modo operanti sui rispettivi settori della nazione, si trovavano in condizione di sospensione del regime costituzionale: al Sud perché in riorganizzazione, con la demolizione in corso delle costruzioni istituzionali fasciste (nel tempo lasciato libero dalle emergenze belliche), mentre al Nord perché ancora in elaborazione e quindi del tutto in fieri un eventuale sistema costituzionale, cui del resto mai si sarebbe data vita. Non vi era nemmeno rappresentanza (non solo parlamentare), né tantomeno si poteva prendere in considerazione la mera ipotesi di indire elezioni. Ciò malgrado, al Sud la caduta del fascismo aprì la strada alla possibilità di formazione, o di ricostituzione, di partiti liberi, abbattuto il divieto dittatoriale (quasi non interrottosi al Nord, nella subito costituita RSI). Si riaddensarono, intorno ad alcune figure storiche o carismatiche, nuclei politici che avrebbero dato nuova vita a partiti prefascisti e movimenti nuovi (compresi quelli che si erano formati o che avevano avuto sviluppo in clandestinità ), pian piano riorganizzandosi in entità  politiche idonee ad assumere la funzione loro propria di indirizzo della vita pubblica, ma non mancarono le difficoltà  e vi erano problemi insuperabili come la rappresentatività , e soprattutto la rispettiva proporzione di rilevanza fra le forze.

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